Insegnami a Sognare by Mariangela Camocardi

Insegnami a Sognare by Mariangela Camocardi

autore:Mariangela Camocardi [Camocardi, Mariangela]
La lingua: ita
Format: epub
Amazon: B007JLKCLA
editore: Emma Books
pubblicato: 2012-03-05T23:00:00+00:00


***

«Buon pomeriggio, signora Zara» esordì Clelia non appena la domestica la condusse nel salotto della sciantosa. «Immagino non vi rammentiate di me, ma sono la ragazza che un paio di settimane fa bloccò il ladro che vi rubò i soldi, e non viceversa. Sarei venuta prima, ma ho avuto la febbre per più di una settimana e mi sono rimessa in piedi solo da un paio di giorni.»

«Santo cielo, sei davvero tu?» Zara esaminò la giovane sottile e pallida che le stava di fronte, fingendo di non vedere i rattoppi sulla sottana.

«Certo! Sono venuta appositamente per dirvi che il farabutto che vi rubò il denaro mi ha accusata ingiustamente, tagliando la corda indisturbato.»

«Questo ti fa onore, mia cara. Come ti chiami?»

«Clelia, e sono scappata perché le prove erano tutte contro di me. Temevo che mi arrestassero, ma il mariuolo vero se l"è data a gambe.»

«Lo so» annuì l"altra. «Alcune testimoni hanno visto come si sono svolte le cose e si sono affrettate a riferirmelo. Grazie di essere intervenuta e, se me lo permetti, voglio darti la ricompensa che ti sei guadagnata.»

«Oh, no, non ce n"è affatto bisogno» si schermi Clelia scuotendo il capo in un deciso rifiuto. «Per me vale di più essere creduta da voi.»

Zara fu pervasa da un"ondata di tenerezza per quella fanciulla tanto bella da far passare in secondo piano l"evidente povertà. Possedeva inoltre una dignità che molti ricchi aristocratici avrebbero dovuto prendere a esempio, invece di lamentarsi per le inezie. «Ti prego, accomodati, Clelia.»

«Mi fermo solo pochi minuti, signora, ma ci tenevo a dirvi che anche una persona povera in canna come me può avere un"onestà adamantina.»

«In pochi minuti si possono fare tante cose... ti andrebbe una cioccolata calda e qualche pasticcino?» le propose Zara, sperando che accettasse.

Gli occhi grigioverdi di Clelia brillarono, tentati. «Be", se per voi non è un disturbo, volentieri»

acconsentì, sedendo sulla punta di una poltrona.

«Vado a ordinarla alla domestica.» Zara, fasciata in un vestito di velluto viola cupo con inserti di pizzo avorio che davano risalto alla carnagione mediterranea, si assentò brevemente. Quando rientrò allungò a Clelia una busta. «Per favore, cara, accettali e mi renderai felice.»

«Vi ringrazio, ma non posso» declinò di nuovo lei. «Ho compiuto il mio dovere e inoltre sono una cui piace fare qualcosa per gli altri.»

«Mi fai restare male.» Zara sospirò. «Sei sicura? A tua madre potrebbero far comodo dei quattrini in più per riempire la dispensa.»

«Sicurissima. È stato un onore esservi utile. Vi ammiro tantissimo, sapete? Senza far torto alle vostre colleghe, altrettanto brave, siete la mia sciantosa preferita. Nelle occasioni in cui posso intrufolarmi all"interno del Venus per assistere allo spettacolo, siete voi quella che applaudo di più.»

«Allora provvederò affinché tu possa entrarci ogni volta che vuoi.»

«Ne sarei lieta!» esclamò Clelia, tacendo poi intimidita al sopraggiungere della cameriera.

La donna portava la divisa nera con il grembiule bianco e doveva essere sulla quarantina.

L"inamidata, candida crestina sui capelli scuri la faceva apparire più alta e ossuta. Aveva uno sguardo dolce che mitigava il naso lungo. Spingeva un carrello su cui campeggiavano la cuccuma d"argento della cioccolata e diversi vassoi di dolciumi.



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